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Aspettando l’estate

La situazione generale del nostro paese, ma forse del mondo intero, assomiglia sempre più a questa strana primavera che non sembra ancora voler decollare. Sole e nubi si alternano sulla testa degli italiani che hanno perso vecchie certezze, anche meteorologiche, senza averne di nuove. L’inverno è terminato, la temperatura è più mite ma ancora non sappiamo se possiamo mettere via maglioni e giacche senza il timore di una nuova perturbazione.
La crisi pandemica, almeno in Italia, sembra in recessione grazie alla campagna vaccinale ed alle limitazioni che tutti abbiamo dovuto accettare in questi mesi. I sentimenti di molti sono contrastanti altalenando tra il desiderio di riprendere le vecchie abitudini ed il timore di una nuova ondata qualora le limitazioni venissero abbandonate troppo in fretta.
Abbiamo tutti molta voglia di tornare alla nostra normalità, ma nessuno è in grado di dire come questa sarà una volta che si potrà ricominciare a vivere ed operare senza vincoli.

Il governo Draghi, forte dell’ampia maggioranza e della mancanza di alternative, sta portando avanti con coerenza e concretezza quanto aveva promesso: accelerazione della campagna vaccinale, progressivo allentamento dei vincoli in coerenza con il miglioramento della situazione sanitaria, definizione del Recovery Plan.
I partiti politici sembrano un po’ smarriti, molto focalizzati sulla gestione a breve, ovviamente importante, ma ancora senza proposte ambiziose per il futuro. Tempo fa ho sentito un commentatore in una trasmissione radiofonica dire che l’ombrello offerto dal governo Draghi e la tregua imposta dalla pandemia, potevano rappresentare per i partiti una buona occasione per definire i piani per il futuro e superare le crisi di identità che alcuni stanno vivendo.

Questo periodo ha reso drammaticamente evidenti ed urgenti tutti i problemi che il nostro paese in questi anni ha provato ad ignorare. La pandemia come un forte colpo di vento, ha sollevato il tappeto sotto il quale, in questi anni, era stata nascosta la polvere. La crisi della sanità, le difficoltà della scuola, la bassa produttività del nostro sistema industriale, la carenza di infrastrutture, la sfida dell’economia green, la giustizia, la burocrazia e molto altro. Difficoltà che vengono da lontano ma la cui soluzione non è più procrastinabile.
Il governo di tecnici, a cui anche questa abbiamo dovuto delegare la soluzione di un problema grave, ha stilato il Recovery Plan nel quale sono identificati i progetti a cui verranno destinate le ingenti risorse provenienti dall’Europa e che dovrebbe definire le linee guida strategiche per il futuro del nostro paese. Ma al massimo nel 2023 con il termine della legislatura, i tecnici termineranno il loro mandato ed a quel punto la politica dovrà tornare ad assumersi le responsabilità che le compete e dare attuazione al Piano. Speriamo che per quella data la situazione politica sai chiara e chi sarà chiamato a governare abbia la piena consapevolezza che il piano dovrà essere portato a termine nella sua interezza e nel rispetto dei tempi previsti. Già oggi sembra che il Presidente Mattarella abbia il timore che i partiti politici, possano essere poco determinati nel sostenere le riforme di accompagnamento al piano a cui è necessario dare immediata attuazione, per focalizzarsi su le battaglie di bandiera. Se la situazione è questa, la possibilità che il Recovery Plan trovi piena attuazione mostra qualche fragilità.
Speriamo che le forze politiche si mostrino all’altezza della sfida a cui sono chiamate, perché quanto verrà fatto nei prossimi anni, determinerà il futuro della nostra Nazione. Un compito così ambizioso ha bisogno di persone in grado di alzare gli occhi per guardare lontano, e non stare con il capo chino a rimirare il proprio orticello.

Anche dal mondo economico arrivano poche certezze!
Ci sono settori che prosperano ed altri che soffrono come non mai. Quotidianamente alcune categorie portano nelle piazze il loro disagio, mentre in altri ambiti si registra una crescita senza precedenti. Anche all’interno degli stessi comparti si vivono situazioni profondamente diverse: la scorsa estate ad esempio nel turismo abbiamo avuto spiagge piene e città d’arte vuote.

Tutto ciò è un fenomeno legato alla situazione contingente o veramente siamo di fronte ad un cambio di paradigma che coinvolge l’economia, il lavoro e di conseguenza la nostra vita?

Il cambiamento genera smarrimento come è legittimo, ma se questa fosse davvero l’occasione per affrontare seriamente i problemi annosi che non siamo stati in grado di risolvere, allora davvero potrebbe essere una enorme opportunità per rilanciare il paese svincolandolo dalle zavorre che sino ad oggi non gli hanno consentito di esprimere il suo potenziale.
Una grande sfida che se vinta potrebbe anche nel breve dispiegare effetti positivi.

Oggi mentre sto scrivendo piove, la primavera non riesce ancora a arrivare ma io sono tra quelli che ha prenotato l’ombrellone!

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