Fu colpa di Kotler se mi iscrissi ad Economia
Nel 1979, in un corso per i titolari di filiale organizzato dall’istituto di credito per cui lavorava, a mio padre parlarono del marketing e gli diedero la copia delle pagine introduttive di Marketing Management di Philip Kotler. Tornato a casa me le fece leggere. Ero ancora liceale quindi non avevo ancora nozioni di economia, ma trovai alcuni dei concetti proposti assolutamente nuovi e illuminanti. Fu amore a prima vista!
L’adolescenziale passione per il marketing, nata assolutamente per caso, fu il motivo che mi fece scegliere economia. All’Università di Perugia, come ricorda Alberto Mossone nel suo articolo, non era ancora stato istituito un insegnamento di marketing, in ossequio ad una norma o una prassi che sconsigliava di chiamare con un nome non italiano i corsi universitari. Così mi laureai con il Prof. Giovanni Peroni, in “Tecniche delle ricerche di mercato e della distribuzione generale”, il nome era italiano ma il significato ugualmente criptico!
Come penso sia facile immaginare per me oggi ospitare nel nostro magazine un articolo del Maestro è motivo di grande orgoglio e soddisfazione.
Dopo soli cinque numeri avere in consulenti e impresa, un articolo di Philip Kotler è un traguardo importantissimo che premia l’impegno di tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato al progetto e che ringrazio.
L’articolo non parla “solo” di marketing ma stimola riflessioni sul ruolo delle aziende nell’economia capitalista. Un tema estremamente attuale in un periodo in cui si discute del futuro dei lavoratori, delle imprese e del Paese. La crisi che stiamo vivendo ha mostrato i limiti del modello di sviluppo economico sino a qui adottato. La mano invisibile teorizzata da Adam Smith che dovrebbe consentire alle società ed alle loro economie di essere in equilibrio e svilupparsi, sembra aver perso un po’ di sensibilità.
La Banca Mondiale ha rivisto a rialzo le stime della crescita mondiale per il 2021 portandole al 5,6% l’incremento più alto degli ultimi 80 anni, ma nello stesso rapporto si sottolinea che di questa crescita saranno solo alcuni paesi a beneficiarne. Nello stesso modo alcune realtà ed i loro azionisti, anche in questo periodo di recessione globale, hanno continuato a veder crescere i profitti, mentre gran parte della popolazione mondiale, tra cui anche molti anche in Italia, non può dire altrettanto. Le grandi compagnie multinazionali specialmente quelle legate in vario modo all’hi tech ed a internet, continuano a crescere in fatturato e valore – alcune di esse hanno raggiunto una capitalizzazione di borsa superiore al Pil di una nazione come la Spagna!
La pandemia ci ha insegnato, come ricordato anche dal Presidente Mattarella, che abbiamo tutti bisogno degli altri, così come le aziende hanno bisogno di consumatori, quindi persone che lavorano, siano in salute e possano permettersi un futuro dignitoso. Tutti abbiamo bisogno dell’ambiente non solo per sfruttarne le risorse ma perché questo è il mondo in cui viviamo e che dovremmo lasciare alle prossime generazioni.
La terra non è di nostra proprietà l’abbiamo solo in custodia ed è nostro dovere preservarla per chi la occuperà dopo di noi.
Non sono considerazioni astratte e inconciliabili con lo sviluppo economico e sociale, solo che necessitano di nuove sensibilità. I governi sembrano averne, almeno apparentemente, consapevolezza, dato che tutti almeno in Europa, prevedono di impiegare una parte ingente delle risorse del recovery plan verso la tutela ambientale e il welfare. La stessa cosa può essere fatta nei limiti delle possibilità anche dalle aziende prestando attenzione alle 4W come sottolineato da Kotler nel suo articolo.
Come penso sia facile immaginare per me oggi ospitare nel nostro magazine un articolo del Maestro è motivo di grande orgoglio e soddisfazione.
Dopo soli cinque numeri avere in consulenti e impresa, un articolo di Philip Kotler è un traguardo importantissimo che premia l’impegno di tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato al progetto e che ringrazio.
L’articolo non parla “solo” di marketing ma stimola riflessioni sul ruolo delle aziende nell’economia capitalista. Un tema estremamente attuale in un periodo in cui si discute del futuro dei lavoratori, delle imprese e del Paese. La crisi che stiamo vivendo ha mostrato i limiti del modello di sviluppo economico sino a qui adottato. La mano invisibile teorizzata da Adam Smith che dovrebbe consentire alle società ed alle loro economie di essere in equilibrio e svilupparsi, sembra aver perso un po’ di sensibilità.
La Banca Mondiale ha rivisto a rialzo le stime della crescita mondiale per il 2021 portandole al 5,6% l’incremento più alto degli ultimi 80 anni, ma nello stesso rapporto si sottolinea che di questa crescita saranno solo alcuni paesi a beneficiarne. Nello stesso modo alcune realtà ed i loro azionisti, anche in questo periodo di recessione globale, hanno continuato a veder crescere i profitti, mentre gran parte della popolazione mondiale, tra cui anche molti anche in Italia, non può dire altrettanto. Le grandi compagnie multinazionali specialmente quelle legate in vario modo all’hi tech ed a internet, continuano a crescere in fatturato e valore – alcune di esse hanno raggiunto una capitalizzazione di borsa superiore al Pil di una nazione come la Spagna!
La pandemia ci ha insegnato, come ricordato anche dal Presidente Mattarella, che abbiamo tutti bisogno degli altri, così come le aziende hanno bisogno di consumatori, quindi persone che lavorano, siano in salute e possano permettersi un futuro dignitoso. Tutti abbiamo bisogno dell’ambiente non solo per sfruttarne le risorse ma perché questo è il mondo in cui viviamo e che dovremmo lasciare alle prossime generazioni.
La terra non è di nostra proprietà l’abbiamo solo in custodia ed è nostro dovere preservarla per chi la occuperà dopo di noi.
Non sono considerazioni astratte e inconciliabili con lo sviluppo economico e sociale, solo che necessitano di nuove sensibilità. I governi sembrano averne, almeno apparentemente, consapevolezza, dato che tutti almeno in Europa, prevedono di impiegare una parte ingente delle risorse del recovery plan verso la tutela ambientale e il welfare. La stessa cosa può essere fatta nei limiti delle possibilità anche dalle aziende prestando attenzione alle 4W come sottolineato da Kotler nel suo articolo.
Questo numero celebra anche la prima assemblea di ANCIMP che si è tenuta il 29 maggio in cui sono stati resi noti gli esiti delle elezioni del collegio dei probiviri e dei comitati territoriali.
L’alto numero dei candidati che si sono resi disponibili ad accettare questo impegno e l’elevata affluenza alle urne virtuali da parte dei soci, rappresentano una indubbia prova di maturità della nostra associazione.
A tutti gli eletti il mio augurio e la piena disponibilità alla collaborazione mia e del Comitato Scientifico che presiedo.
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