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Dalle parole… ai fatti

Il 25 settembre si sono svolte le elezioni, gli italiani con il loro voto hanno decretato la netta vittoria dello schieramento di centro-destra. I tre partiti che lo compongono si sono presentati uniti ed hanno portato avanti una campagna elettorale lineare e coerente con le loro posizioni ed il risultato ottenuto ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la strategia era quella vincente.

Il 25 settembre si sono svolte le elezioni, gli italiani con il loro voto hanno decretato la netta vittoria dello schieramento di centro-destra. I tre partiti che lo compongono si sono presentati uniti ed hanno portato avanti una campagna elettorale lineare e coerente con le loro posizioni ed il risultato ottenuto ha
confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la strategia era quella vincente. Lo schieramento opposto, non è riuscito a fare altrettanto ed ha perso. Questo è quanto è avvenuto!

In questi giorni la Premier in pectore sta cercando di dirimere le questioni legate alla formazione del nuovo esecutivo. Le richieste dei partiti della coalizione non sempre sono facili da armonizzare tra loro e con il desiderio della Meloni di individuare personalità di assoluto rilievo almeno nei Ministeri chiave.

Gli interessi delle diverse parti potrebbero infatti non essere totalmente coincidenti. La Premier vorrebbe guidare un esecutivo di altissimo profilo, in grado di affrontare i problemi sul tavolo che comprensibilmente “non la fanno dormire la notte” ed essere assolutamente credibile anche a livello internazionale. Desiderio legittimo dato che sarà lei a “metterci la faccia”. Gli alleati non tutti usciti bene dalla tornata elettorale, vorrebbero avere delle posizioni che garantiscono una adeguata visibilità.

La disparità di peso dei tre partiti del centro destra potrebbe nel tempo rappresentare un problema, gli alleati più “deboli” infatti, potrebbero essere tentati in alcune situazione ad alzare i toni o a collocarsi su posizioni in parte disallineate rispetto agli altri, per riconquistare posizioni e consenso.

Come dimostra la storia politica degli ultimi anni, in Italia chi governa difficilmente viene premiato.

Tra i partiti di centro-sinistra che non erano riusciti a trovare un accordo per presentarsi almeno in parte uniti, ora sembra non esserci accordo su come essere all’opposizione. Ognuno s’interroga più o meno palesemente sul proprio futuro, sull’identità, sulle strategie, e non sembra esserci spazio per una posizione unitaria e convergente.

Gli elettori dell’uno e l’altro schieramento, metabolizzata la delusione in alcuni casi e terminati i festeggiamenti in altri, si attendono risposte e soluzioni. Come abbiamo detto i problemi sul tavolo sono numerosi e rilevanti, su tutti il caro energia, l’inflazione e una crescita prevista per il 2023 piuttosto asfittica.

Ora al di là delle affermazioni di facciata, penso che i partiti che saranno alla guida del Governo abbiano la consapevolezza che difficilmente un singolo paese può avere gli strumenti idonei per risolvere autonomamente le questioni di cui sopra. L’Italia infatti produce ca. il 5% del suo fabbisogno di gas e qualora decidesse di fissare autonomamente un price cap al prezzo di acquisto, spingerebbe i suoi fornitori a ricercare mercati dove il prezzo risulta più remunerativo. La crescita dei prezzi e quindi l’inflazione, non dipende da un incremento della domanda interna, ma dall’aumento del prezzo delle fonti energetiche quindi per i motivi di cui sopra difficilmente controllabile. Anche la crescita economica dipende molto dalle esportazioni, specialmente se la domanda interna risulta in contrazione per la diminuzione del potere di acquisto.

A tutto ciò va aggiunto che le banche centrali, nel tentativo di raffreddare l’inflazione nel breve periodo non ridurranno sicuramente i tassi di interesse, un intervento che tenderà a raffreddare ulteriormente la domanda e la crescita. Nel suo intervento all’università di Georgetown a Washington Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha dichiarato che tra le azioni necessarie per stabilizzare l’economia globale, c’è quella di mantenere la rotta per ridurre l’inflazione. “In questo frangente il costo di un passo falso può essere enorme”, ha dichiarato la Georgieva “un inasprimento non sufficiente causerebbe il disancoraggio e il radicamento dell’inflazione, il che richiederebbe tassi di interesse futuri molto più elevati e sostenuti, causando enormi danni sulla crescita e danni ingenti alle persone”. Quindi ha auspicato che i Governi non attuino politiche troppo espansive in contrasto con quelle delle banche centrali. Non c’è molto da stare allegri!

La soprannazionalità delle dinamiche economiche imporrà al nuovo governo, come ai passati, di cercare soluzioni condivise in Europa.
Purtroppo da Bruxelles non arrivano segnali incoraggianti, gli interessi dei singoli paesi non consentono di trovare l’accordo su quegli interventi che potrebbero, se non risolvere, almeno ridurre l’impatto dell’aumento del costo dell’energia sulla situazione economica dei cittadini.
Basti pensare al price cap sul prezzo del gas proposto mesi fa dal Premier Draghi ed annunciato anche dalla Von der Leyen all’inizio di settembre che non ha ancora trovato l’accordo di tutti i paesi e sembra che neanche nell’incontro che inizia oggi 6 ottobre a Praga si riuscirà a definire.

Fino ad ora le iniziative europee si sono limitate alla richiesta di diminuire i consumi: tenere più basso il riscaldamento e accenderlo meno, che equivale a dire: cari cittadini se volete pagare meno, lavatevi con l’acqua fredda, se poi prendete il raffreddore non importa, la tachipirina costa meno di un mq di gas!! Se invece l’Europa si fosse fatta protagonista di iniziative volte a ridurre la speculazione e dare sollievo ad imprese e famiglie avrebbe avuto l’occasione di dare prova tangibile della sua vicinanza ai cittadini.

Sicuramente una soluzione dovrà essere trovata perché altrimenti il peso che tutti i Paesi si troverebbero a pagare sarebbe insostenibile ed a nulla servirebbero gli interventi come quello da 200 miliardi proposto dal governo Tedesco per contrastare la crisi energetica nel proprio Paese, se poi l’economia dei partner risulta in crisi e quindi ad esempio, riducono le importazioni dei beni prodotti dalla Germania, prima industria
manufatturiera europea.

Speriamo che Governo ed opposizione siano in grado di trovare, almeno sui problemi più rilevanti, una sintesi efficace che concorra a individuare soluzioni e a proporre verso l’esterno una immagine dell’Italia forte e credibile.
Ancora una volta, come già accaduto negli scorsi anni, si vincerà solo se uniti.

L’Editoriale a cura di Marco Galdenzi

Consulente e formatore affianca le aziende per migliorare i risultati nelle aree commerciale e marketing.
Da quasi trenta anni lavora come consulente di direzione, occupandosi di progetti di sviluppo e riorganizzazione, dal punto di vista sia strategico che operativo. Svolge attività di formazione in corsi aziendali ed interaziendali. Dal 2001 è docente presso l’Università degli Studi di Teramo, dove ha insegnato Tecniche della comunicazione pubblicitaria, Marketing, Economia e gestione delle imprese e Tecniche di vendite. E’ stato coordinatore scientifico del Master in Pianificazione Strategica in Pubblicità.

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