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Sviluppo del Made in Italy: una sfida da vincere

Con la consueta lungimiranza poco più di un anno fa Carlo Verdone fondava Federitaly una associazione specificatamente vocata alla tutela e valorizzazione delle piccole e medie imprese, con un focus sulla tutela e valorizzazione del Made in Italy.

Con la consueta lungimiranza poco più di un anno fa Carlo Verdone fondava Federitaly una associazione specificatamente vocata alla tutela e valorizzazione delle piccole e medie imprese, con un focus sulla tutela e valorizzazione del Made in Italy.

Tutti noi riteniamo che il Made in Italy sia un asset fondamentale della nostra economia, anche se poi quando effettuiamo un acquisto spesso ce ne dimentichiamo e poniamo scarsa attenzione alla provenienza per prodotto.

Certo quando si parla di Made in Italy non si intende solo la sua traduzione letterale, cioè fabbricato in Italia ma, in modo particolare per gli acquirenti esteri, significa avere una parte di tutto che connota positivamente l’Italia: le bellezze artistiche ed architettoniche, il design, i paesaggi, le campagne, i borghi, le botteghe e le mille altre esperienze che la nostra Nazione offre.

Sono molti i “nemici” da combattere innanzi tutto la contraffazione. Calzature e prodotti tessili ma anche apparecchi elettrici e piccoli elettrodomestici. La lista dei prodotti contraffatti negli ultimi anni si è allungata drammaticamente ed oggi non c’è praticamente nessun settore che non sia attenzionato dai falsari, con un giro di affari che ammonta a miliardi di euro

Un altro settore che negli ultimi anni ha visto crescere vertiginosamente il valore della contraffazione e quello del falso Made in Italy agroalimentare.

Coldiretti all’inaugurazione del Summer Fancy Food 2022 di New York dedicato alle specialità alimentari, ha dichiarato che il falso Made in Italy nel settore ha raggiunto i 120 miliardi. Negli Stati Uniti il valore dell’italian sounding ha raggiunto i 40 miliardi di euro, addirittura il 90% dei formaggi di tipo italiano venduti sono prodotti negli USA. I formaggi sembrano essere in testa alla classifica dei prodotti taroccati a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali. Ma anche nel settore dei salumi ci sono numerosi prodotti contraffatti come ad esempio il prosciutto di Parma o il San Daniele, ma anche la mortadella Bologna ed il salame cacciatore hanno raggiunto numeri assolutamente significativi.

Il problema è complesso e di non facile soluzione. L’attuale governo ha specificatamente inserito Made in Italy nel nome di un dicastero, testimoniando l’attenzione che intende riservare al problema. Lo stesso Ministro Urso incontrando i Dirigenti del Ministero per condividere la missione e gli obiettivi ha specificatamente detto che tra questi una particolare rilevanza l’avrà la difesa e lo sviluppo delle filiere produttive italiane, il sostegno agli investimenti tecnologici e la promozione delle nostre eccellenze nel mondo.

La missione che Federitaly si è assegnata, va esattamente nella stessa direzione: valorizzazione delle filiere e promozione delle nostre eccellenze. L’associazione ha già referenti in molti Paesi esteri per supportare professionalmente gli imprenditori che volessero valutare l’opportunità di iniziare ad esportare all’esterno i propri prodotti. Inoltre sta dando vita ad una certificazione che attesti il 100% Made in Italy.

Questi temi verranno affrontati nel corso del prossimo convegno che Federitaly ha organizzato per il prossimo 24 novembre a Roma, intitolato “Il futuro del Made in Italy: tutela, promozione, innovazione”.
Le iniziative di Federitaly verranno nel tempo avviate e promosse anche con la collaborazione dei consulenti ANCIMP, che quindi avranno nella collaborazione sinergica tra le due associazioni, una opportunità di sviluppo.

L’Editoriale a cura di Marco Galdenzi

Consulente e formatore affianca le aziende per migliorare i risultati nelle aree commerciale e marketing.
Da quasi trenta anni lavora come consulente di direzione, occupandosi di progetti di sviluppo e riorganizzazione, dal punto di vista sia strategico che operativo. Svolge attività di formazione in corsi aziendali ed interaziendali. Dal 2001 è docente presso l’Università degli Studi di Teramo, dove ha insegnato Tecniche della comunicazione pubblicitaria, Marketing, Economia e gestione delle imprese e Tecniche di vendite. E’ stato coordinatore scientifico del Master in Pianificazione Strategica in Pubblicità.

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