Italy e Made in Italy: lo sviluppo sostenibile nei prossimi 10 anni
1) Quale primo componente italiano dell’IWBI (International WELL Building Institute) e Presidente di SIMA (Società Italiana Medicina Ambientale) quale elemento per un concreto sviluppo realmente sostenibile giudica necessario nei prossimi 10 anni da oggi per il nostro Paese? E quali invece le misure a suo parere ancor oggi totalmente da implementare, data la peculiarità del nostro territorio?
Il Governance Council dell’IWBI è un gruppo di opinion leader di livello internazionale, che riunisce professionisti della salute pubblica e dirigenti aziendali, con una vasta esperienza e una prospettiva globale su come utilizzare gli spazi ed i luoghi in cui viviamo e il benessere di chi li abita. Quest’organismo di leadership ha il duplice scopo di sostenere l’integrità degli schemi di certificazione e valutazione, nonché quello di accelerare l’adozione dei protocolli WELL per la salubrità degli edifici. La via del rispetto di standard di qualità certificati per gli edifici è certamente una delle più promettenti prospettive per delle città sempre più sostenibili in cui vivere con minori probabilità di ammalarsi per cause o concause ambientali. Il nostro Paese è molto indietro rispetto ad altre realtà europee, ma ha la tradizione e la capacità tecnica oltre che tecnologica per riuscire a mettersi al passo con quelle che saranno le richieste europee della Zero Pollution Strategy.
2) Recentemente Lei ha lanciato un allarme circa il concreto pericolo che i fondi del PNRR italiano dedicati all’efficientamento dell’SNPS (Sistema nazionale di prevenzione “salute, ambiente e clima”) finiscano per “essere un flop”, mandando peraltro in fumo ben 500.000.000 – mezzo miliardo – di Euro di fondi pubblici. Cosa chiede dunque all’attuale Governo in termini di priorità operative correttive perché ciò non avvenga?
Il Sistema Nazionale di Prevenzione “Salute, Ambiente e Clima” non prevede purtroppo un’agenzia nazionale di coordinamento con articolazioni territoriali autonome dedicate ai determinanti ambientali della salute, con la conseguenza che l’operatività su questo fronte sarà ancora una volta posto in capo alle già oberate e sottodimensionate ASL, da sempre in difficoltà a garantire ai cittadini i Livelli essenziali di assistenza (LEA) in tema Salute-Ambiente previsti dalla legge. Solo alcune Regioni italiane si sono dotate di regolamenti che prevedono Unità Operative all’interno delle ASL che si occupino specificamente delle problematiche Ambiente-Salute. Eppure i nuovi LEA includono espressamente specifiche attività o programmi finalizzati alla “Tutela della salute dai fattori di rischio presenti nell’ambiente” (sia outdoor che indoor) e la “promozione di progetti/programmi di miglioramento dell’ambiente e di riduzione dell’impatto sulla salute. A completare il quadro è lo scollamento operativo tra i monitoraggi eseguiti dal sistema ARPA e le attività di prevenzione delle ASL, oramai prive di quelle professionalità qualificate di cui disponevano prima del referendum del 1993 che le ha private di competenza in tema ambientale. In pratica, gli attuali presidi sanitari territoriali non consentono una immediata capacità di lettura sanitaria del dato ambientale, proprio in un momento storico in cui l’operato dell’uomo manifesta tutti i suoi effetti più perniciosi sulle matrici ambientali, con conseguente impatto sulla salute umana, considerato che l’inquinamento atmosferico provoca oltre 80mila morti premature solo in Italia. Per tale motivo chiediamo oggi al nuovo Governo di declinare la Missione 6 del PNRR integrandolo con un intervento di verifica sanitaria dei dati ambientali per “rileggere” i passi che le Regioni italiane sono chiamate a compiere nella direzione di una crescita economica sostenibile. Lo strumento operativo migliore potrebbe essere la realizzazione di un Rapporto Annuale che fornisca una lettura sanitaria dei dati ambientali della qualità dell’aria in Italia attraverso l’implementazione degli algoritmi predisposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) finalizzati alla stima del numero di decessi evitabili dovuti all’inquinamento atmosferico e relativi anni di vita persi, con stima dell’impatto sanitario ed economico, oltre ad una valutazione in tempo reale degli effetti dei picchi di polveri sottili sugli accessi in Pronto Soccorso e sui ricoveri ospedalieri.
Continua su C&I numero 1 / Anno 3 – Gennaio 2023
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